Ivana D’Agostino
catalogo della mostra Urban Lines StudioArteFuoriCentro, Roma 2008
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Primo evento espositivo a Roma questo di Franca Marini, artista senese di formazione e nascita, che con la mostra Urban Lines presso lo Studio Arte Fuori Centro compendia un suo lavoro di ricerca su New York, con cui definisce emozioni e riflessioni vissute durante gli anni trascorsi nella Grande Mela, verificate oggi, attraverso la lente distanziante del confronto con la realtà senese, da cui in altre date rifuggiva, e con Roma, una nuova capitale dell’arte, tuttavia così diversa, per storia e tradizione dalla città americana. É una videoinstallazione quella proposta dall’artista della durata di quindici minuti proiettata a ciclo continuo.
Le immagini di New York in bianco e nero e a colori, variamente elaborate al computer dall’artista, interpolano con velocizzazioni diversificate immagini urbane visualizzate in sincrono con musiche contemporanee di sottofondo, appositamente elaborate per questo video da Gianpaolo Cappelli & Car_Ma (Carlo Torrini e Maso Ricci).
Varie esperienze visive interferiscono nella creazione di questa videoinstallazione: dalla pittura informale all’installazione scultorea all’astrazione segnica al graffitismo metropolitano di Rammellzee e Basquiat. Le contaminazioni si colgono soprattutto nelle elaborazioni computerizzate delle immagini, le cui sequenze costruite di frammenti sono a volte brevissimi flash, come la visione iniziale rapidissima dell’aereo che decolla, subito riassorbita dalle immagini della metropolitana di New York, vista attraverso i finestrini sporchi dei treni. Le immagini astratte introduttive, costruite dall’artista utilizzando materiale visivo della sua mostra di Buffalo del 2007, insieme ad un globo terracqueo rotante introducono l’idea dell’universalità di New York, del suo movimento frenetico, della perdita d’identità di chi ci vive risucchiato nel vortice, a cui alludono i grovigli di segni astratti impazziti, i cui tracciati si orientano nello spazio seguendo l’andamento musicale. Le immagini della città americana, girate nella metropolitana e per le strade, reali ed elaborate elettronicamente, si susseguono veloci sostenute da un montaggio dal ritmo incalzante. Anche le voci e i rumori, inseriti come un tessuto musicale di sottofondo contribuiscono a trasmetterci il maggior numero di informazioni e sensazioni su New York in presa diretta, secondo un principio che la Marini eredita dall’innovativa esperienza dell’arte totale delle avanguardie.
Le linee della città disegnano profili dai contorni diversi. Continuamente fratti e spezzati a New York dall’andirivieni frenetico delle persone, si distendono invece continui ed ininterrotti nel profilo silente delle mura di Siena. La bellezza sublime ed aristocratica di questa città chiusa nella sua ricchissima storia, vista in trasparenza e lontananza come ricordo di una assoluta intangibile perfezione, si esalta ulteriormente nel contrasto stabilito, nel fotogramma subito seguente, con un muro newyorchese – una fabbrica o una archeologia industriale – su cui compaiono i segni riconoscibili di un aperto internazionalismo, documentato dalle scritte: Puerto Rico, Los Angeles, South America, Hawaii.
Per l’artista Urban Lines interrela incessantemente l’esperienza del viaggio, intesa come approfondimento cosmico ed interiore, con quella attraverso la città di New York, vista non tanto nei suoi aspetti documentari quanto invece per campionature riconoscibili, e riconducibili, ad una elaborazione artistica che fa proprie, filtrandole attraverso il linguaggio video, le esperienze delle arti visive.
I piani di lettura slittano rapidamente attraverso accelerazioni e rallentamenti del ritmo; movimenti di ripresa in verticale ed orizzontale passano velocemente dai sagomati dello skyline della città alle tabelle della XXXIII Strada e della VI Avenue, per inabissarsi subito dopo con la fiumana sotterranea di persone inghiottita dalla metropolitana.
Di tutto questo, si è detto, l’artista cerca di darci il massimo di sensazioni e informazioni possibili attraverso le immagini montate in sincrono con le musiche create appositamente, e con i rumori registrati sul posto. L’annuncio della voce fuori campo dello speaker di una stazione metro, frammisto alla musica della megaradio di un passeggero di origine africana, ci indicano chiaramente, secondo un modello cinematografico, la location dell’azione. Seppure New York assicuri ad Urban Lines il massimo del girato, tre sono le realtà urbane considerate dall’artista. Anche in questo gioca la creazione di un iter narrativo basato sull’esperienza personale, laddove, ancora una volta, i rumori, o la loro assenza, dichiarano la precisa caratterizzazione di realtà urbane diverse. Se il frastuono qualifica la concitazione febbrile di vita di una delle più importanti metropoli mondiali, il silenzio e lo scorrimento orizzontale di immagini viste in trasparenza, si è visto usato dalla Marini per sottolineare, auditivamente e visivamente, come in un affresco di Ambrogio Lorenzetti, la sospensione temporale della bellezza ormai mitica della città di Siena. La videoinstallazione in questione estende tuttavia il suo concetto di viaggio ad un nuovo approdo. Superate le immagini ormai di coda di New York e del suo risveglio con una visione di percorso stabilita in sequenza lineare, l’inserimento simbolico di una figura maschile che sta correndo sollecita in noi l’idea di un nuovo viaggio, il cui decollo, questa volta, è su Roma. Una lenta progressione di immagini di taglio orizzontale del Fòro romano e dell’Altare della Patria, ripresa nei colori caldi di una mappatura cromatica memore della Scuola romana, e sostenuta in sottofondo da suoni fluidi che creano continuità tra prima e adesso, indicano anche qui precisamente la nuova location di Urban Lines.
Nuovi orizzonti, questi romani, che probabilmente diverranno in seguito oggetto di più ampie riflessioni. La Marini indica a chiusura della sua videoinstallazione Roma come nuovo set di futuribili viaggi: per ora si tratta solo di appunti annotati in breve, e a margine, con la carrellata sulla città. Lo svolgimento di nuove storie esplorative con baricentro nella Capitale, evidentemente, è ancora tutto da costruire.