La voce del silenzio

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Cristina Piersimoni
catalogo della mostra Sogno di un nuovo mondo - opere recenti Museo dell'Antica Grancia, Serre di Rapolano (Siena), 2001, p. 43-46

Il tema intorno cui ruota tutta l'opera di Franca Marini è quello del luogo interiore che diventa scenario di una narrazione simbolico-mitologica, dove sogno e fantasia si sostituiscono al mondo reale per dar vita a situazioni stigmatizzate dal movimento, non dinamico ma coreografico, delle figure che animano i quadri in gruppo o singolarmente oppure, come nel caso delle opere più recenti, della linea.
Il processo dell'atto pittorico, perciò, si conchiude in un percorso emozionale personale di tipo psicologico che tende a svelare gli strati profondi del pensiero attraverso l'analisi del proprio passato in rapporto al passato storico-artistico. Ma la trasposizione del sentire, che Franca Marini applica all'arte, rende anche possibile che sfondo e immagini si intercambino i ruoli liberamente, senza l'obbligo di rispettare la consuetudine secondo cui la scena con le figure in primo piano è più importante del paesaggio, come accadeva prima dell'avvento del realismo francese ottocentesco, che altrimenti causerebbe il "potere" dell'uno sull'altro. Aspetto non irrilevante dato che viene rimarcato dall'uso delle stesse tonalità cromatiche sia per il fondo che per le figure.
Il lavoro dell'ultimo decennio Franca Marini lo suddivide in cicli, che in sintesi corrispondono a cinque serie dal titolo: "La caduta degli angeli ribelli", "Paesaggi interiori", "Movimento invisibile", "Emergenza", "Sogno di un nuovo mondo".
Il passaggio da un ciclo al seguente non conosce interruzioni brusche, è come se l'idea iniziale subisse una metamorfosi lenta e graduale per arrivare, infine, a modificarsi totalmente sia sul piano stilistico - pur creando un continuum con il precedente - che su quello dei contenuti, portando agli estremi i limiti del suo lavoro.
Questa poetica, che all'inizio degli anni Novanta rimane influenzata dallo stato d'animo dettato dall'esilio volontario della pittrice in America, si risolve in una serie di dipinti in cui avviene l'incontro tra l'arte medievale senese e la contemporaneità attraverso l'integrazione di elementi iconografici caratterizzanti desunti dai capolavori del passato con delle brevi incursioni di carattere neoespresionista. Qui la figura umana si fonde con il paesaggio in una concretizzazione dell'immaginazione quale attività astratta della mente che si genera dal contrasto tra l'apparente semplicità della rappresentazione e l'arcana complessità del pensiero. Sono visioni oniriche scaturite dal profondo che si interrogano sul destino dell'uomo utilizzando il mezzo pittorico in un confronto dialettico con la "tradizione" per esprimere una tensione spirituale volta a cogliere il mistero della vita attraverso il processo della conoscenza.
La luce mistica, che avvolge il paesaggio caricandolo di una valenza ultraterrena che ne esalta la fissità in un'atmosfera rarefatta, altera la percezione della realtà e si materializza nella straordinaria discesa in volo di un angelo tra gli astanti come elemento di rottura che ridimensiona la centralità della scena.
L'austerità della rappresentazione, invece, pone una distanza tra l'io e il mondo esterno che rimane incolmabile e piena di dubbi e interrogativi irrisolti. Distanza che, però, viene coperta dalle immagini che sono la rielaborazione di uno stato interno, psichico, che si realizzano nell'opera d'arte che diventa strumento per avere un rapporto, un legame con il quotidiano.
Mentre l'etereo e l'inconscio sono tradotti tecnicamente dalla sovrapposizione di velature cromatiche trasparenti che si sfumano con struggente poesia, le figure risaltano per i loro colori squillanti.
Questa visionarietà che oscilla tra fantasia e ragione, astrazione e figurazione, ha una funzione polare di tipo contemplativo concettuale, che si attua in un gioco speculare di corrispondenze, di duplicità tra ordine e caos, dove è protagonista lo spazio intermedio che passa tra impulso ed azione.
Quindi per poter leggere queste opere dobbiamo richiamare in nostro soccorso la memoria, che diventa una sorta di mediatore per la comprensione.
Nei suoi quadri Franca Marini introduce sempre degli elementi che, pur essendo essenzialmente riferibili al mondo reale perche ne fanno parte, sono al contrario astratti in quanto usati simbolicamente e in modo generico. Se all'inizio degli anni Novanta erano delle citazioni dalle opere dei maestri italiani del passato; a metà del decennio erano diventate delle figure umane in posa che apparentemente stavano compiendo delle azioni, ma che per la verità erano solo pose tratte da alcuni scatti fotografici; per arrivare, infine, agli ultimi lavori dove compaiono le lettere dell'alfabeto, scelte casualmente, utilizzate semplicemente come sottinteso del linguaggio.
Ma queste presenze così ambigue, perche insignificanti a colpo d'occhio, caricano il quadro di un'energia potenziale, trasformando la superficie pittorica in uno spazio tangibile che rompe e, allo stesso tempo, esalta il silenzio assordante di fondo.
È come se i dipinti della Marini racchiudessero un dramma: la lotta tra razionale e irrazionale, azione conscia che cerca di contenere la parte inconscia esplosiva, emozionale, passionale, e pertanto pericolosa in quanto incontrollabile.
All'inizio del Duemila Franca Marini, come ogni artista che voglia affermare la propria individualità, percepisce le immagini su cui si era confrontata fino ad allora come una costrizione, un obbligo, in quanto rappresentavano dei valori predeterminati; e questa crisi, decisiva per il suo lavoro, l'ha condotta verso una pittura non oggettiva, più improvvisata, di matrice sia segnica che gestuale.
Nella produzione degli ultimi tempi, infatti, la linea tortuosa si avvolge e si svolge formando degli intrighi, per poi risciogliersi disegnando uno spazio saturo di colore, delicato nel bilanciamento cromatico, dove calma e inquietudine si intrecciano in una trama fitta di segni.
La luce palpabile serpeggia tra il groviglio di linee, ti conduce nei meandri della superficie del quadro composto da elementi subliminali che alludono a uno spazio indefinito in perfetto equilibrio tra il reale e l'immaginario.